INTERVISTE PER PARIS WITH LOVE, FEBBRAIO 2010

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Janis_rm
view post Posted on 17/1/2011, 00:02




[QUOTE=Jill'92,1/3/2010, 15:08 :)

Una nuova intervista =)
CITAZIONE
First off - let's get the name right. It's Jonathan Rhys Meyers . That's "reese," and, no, it's not a middle name - it's one long last name - and, yeah, he's been called "Rice Meyers" from time to time. But surely that's happened less as the young Irish actor has steadily made a name for himself, first gaining attention in Todd Haynes ' arty "Velvet Goldmine," then nabbing a Golden Globe for his portrayal of a young Presley in the CBS TV-movie "Elvis."

Along the way, he's also appeared in "Bend It Like Beckham," "Match Point" and picked up two Golden Globe nominations for his work in Showtime 's "The Tudors," in which he plays a rather virile Henry VIII who's apparently married to a gym membership and cardio routine as much as all those wives.

Now, it's "From Paris With Love," which opened Feb. 5, a buddy-action flick from producer Luc Besson and director Pierre Morel that's as rapid-fire as Edith Piaf 's vibrato. Rhys Meyers plays a naive spy trainee keeping up with bald tough guy John Travolta . He sat down recently with Newsday contributor Joseph V. Amodio at Le Parker Meridien hotel in Manhattan .

Is it true you met Travolta for the first time in that first scene where your characters meet?

Yeah. I'd seen him in the morning, just to say hello. I hadn't seen him in costume. He went off and got made up. And when I saw him as the character, it was the first time we stood face to face.

I hear shooting an action movie is a lot more methodical than it looks.

It's meant to look spontaneous and erratic, but to do that is technically very, very difficult. But we had Pierre Morel. Before he was a director, he was a and cameraman for the "Transporter" movies. So you know where he's coming from. Very fast, fearless. He makes compact movies. He doesn't like people sitting around the cinema for two and a half hours. Ninety-five minutes - you're in, you're out.

The last season of "The Tudors" airs this spring. Any surprises in store? Is Henry going to learn to play nice with his wives - do the dishes, take out the trash?

He takes out the trash, but it tends to be human. No . . . I play an old man. I play him at 50 years old.

What was it like to age?

To get your facial muscles to move under so many layers of prosthesis is hard. You have to be bigger underneath for the prosthetic to work. You've got to move big to make it look small.

There's also "Shelter," where you play a guy with multiple personalities.

Shot "Shelter" about a year and a half ago with Julianne Moore , and I haven't signed on to the next thing yet so I can't talk about it. [He smiles.]

Is that the film with the weird title - uh . . . "At Swim" . . . ?

"At Swim-Two-Birds." That's being directed by Brendan Gleeson , and it just ended up on the Internet that I'm involved - mainly because I'm Irish. "Ohh, Brendan Gleeson's making a film with Liam Neeson, Gabriel Byrne, Colin Farrell, Jonathan Rhys Meyers . . . . " Just name any famous Irish guys when you're at your computer. . . . Some little cyber-dude.

Yeah, somewhere in Iowa , probably.

Why is it always Iowa ? Or . . . Poughkip . . . ? Uh, Pough . . . Poughkeepsie, isn't that it?

Yeah, they get a bad rap. So what's next for you?

I ski when I don't shoot. I was extreme skiing in Chamonix [in France] about a week and a half ago.

Extreme. Not just bunny slopes or downhill.

I want to be an extreme skier. I'm not that good, but extreme skiing is what I've been working toward.

Why?

Well, because it's just so beautiful up there. That's where the magic happens - up the mountains.

What's it like to be up that high? Spiritual?

No. It's just - the world looks different from up there.

Are you worried at all about breaking your neck?

Yeah. It scares me. Skiing scares me. But I like it. I love the environment of it - the air, the geography, and the adrenaline rush, the grace of skiing. And, yeah, it is difficult, no doubt about it - heights do scare me. But why should something that frightens me stop me from doing what I really like? Otherwise, I'd never be in a movie. C'mon, when you're in a movie, the potential for embarrassment is endless.

Traduzione:
"Prima di tutto - Il nome giusto è Jonathan Rhys Meyers. Questo "Reese," no, non è un secondo nome - è un lungo cognome - e, sì, lui è stato chiamato "Reese Meyers" di volta in volta. Ma sicuramente quello che è successo meno come il giovane attore irlandese ha sempre fatto un nome per se stesso, in primo luogo attirare l'attenzione in Todd Haynes 'arty "Velvet Goldmine", quindi ha vinto un Golden Globe per il suo ritratto di un giovane Presley in TV CBS-movie " Elvis. "

E' anche apparso in "Sognando Beckham", "Match Point" e ha raccolto due nomination ai Golden Globe per il suo lavoro nella serie della Showtime: "The Tudors", in cui interpreta un virile Henry VIII.

Adesso, c'è "From Paris With Love", che è iniziato il 5 febbraio 2010, un compagno d'azione dal produttore Luc Besson e il regista Pierre Morel. Rhys Meyers svolge una spia tirocinante ingenua tiene il passo con il calvo Tough Guy (John Travolta). Si siede ora con il contributore Newsday Joseph V. Amodio a "Le Parker Meridien Hotel" a Manhattan.

È vero che hai incontrato Travolta per la prima volta nella prima scena in cui incontri i personaggi?

Si. L'avevo visto la mattina, solo per dirgli ciao. Io non lo avevo visto in costume. Se ne andò e ho compreso. E quando l'ho visto come il personaggio, è stata la prima volta che ci trovavamo faccia a faccia.

Ho sentito che sparare in un film d'azione è molto più metodico di quanto sembri.

Il vero significato è di sembrare spontaneo e imprevedibile, ma per fare ciò che è tecnicamente molto, molto difficile. Ma abbiamo avuto Pierre Morel. Prima di essere un regista, era un cameraman e per il film "Transporter". In modo da sapere da dove si viene. Molto veloce, senza paura. Egli fa i film compatti. A lui non piacciono le persone sedute attorno al cinema per due ore e mezza.

L'ultima stagione di "The Tudors" va onda questa primavera. Eventuali sorprese in serbo? Henry va a imparare a giocare a Nizza con le sue mogli - lavare i piatti, togliere la spazzatura?

Tira fuori la spazzatura, ma tende a essere umano. No. . . Io interpreto un vecchio. Io interpreto lui a 50 anni.

Come è invecchiare?

Bisogna ottenere i muscoli facciali per passare sotto strati tanti di protesi, è difficile. Devi essere più sotto per le protesi che al lavoro. Devi muovere di più per fare sembrare pocp.

C'è anche "Shelter", dove si riproduce un ragazzo con personalità multiple.

Ho girato "Shelter", circa un anno e mezzo fa, con Julianne Moore, e non ho firmato per la prossima, ancora non posso parlarne. [Sorride.]

È che il film con il titolo strano - uh. . . "At Swim". . . ?

"At Swim-Two-Birds.", è diretto da Brendan Gleeson, su Internet gira notizia che sono coinvolto - soprattutto perché io sono irlandese. "Ohh, Brendan Gleeson di fare un film con Liam Neeson, Gabriel Byrne, Colin Farrell, Jonathan Rhys Meyers...." Basta il nome di alcun ragazzi famosi irlandesi quando sei davanti al computer. . . .

Sì, da qualche parte in Iowa, probabilmente.

Perché è sempre Iowa? Or. . . Poughkip. . . ? Uh, Pough. . . Poughkeepsie, non è così?

Yeah, ottengono un rap male. Allora, qual è il vostro prossimo progetto?

Lo sci quando non sparo. Ero a sciare estremo a Chamonix [Francia] circa una settimana e mezzo fa.

Estremo. Non solo piste coniglio o in discesa.

Voglio essere uno sciatore estremo. Io non sono un buono sciatore, ma sto lavorando verso lo sci estremo.

Perché?

Bene, perché è così bello lassù. È lì che avviene la magia - la montagna.

Come ci si sente ad essere sempre così in alto? Spirituale?

No. E 'solo - il mondo appare diverso da lassù.

Sei preoccupato del fatto che tu possa spezzarti il collo?

Si. Mi fa paura. Lo sci mi spaventa. Ma mi piace. Mi piace l'ambiente di esso - l'aria, l'ambiente e la scarica di adrenalina, la grazia dello sci. E, sì, è difficile, non ci sono dubbi - le altezze mi fanno paura. Ma perché qualcosa che mi spaventa mi deve impedire di fare quello che mi piace davvero? In caso contrario, non dovevo mai fare un film. Andiamo, quando sei in un film, il potenziale di imbarazzo è infinita."

:shifty:
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“From Paris with Love”
Uscita in Italia: venerdì 16 aprile 2010



La trama in breve…
Charlie Wax (John Travolta) è un agente della Cia dai modi spiccioli e poco ortodossi: ai raffinati metodi di intelligence preferisce un caricatore pieno di pallottole e un bazooka. James Reece (Jonathan Rhys Meyers) è un invece agente segreto metodico e ligio alle regole che lavora sotto copertura come assistente dell’ambasciatore americano a Parigi. La sua prima missione da spia è quella sgominare un’imponente organizzazione criminale che traffica droga a Parigi e dal quartier generale gli viene inviato un partner, Wax. Il tumultuoso arrivo di Charlie Wax mette a soqquadro non solo Parigi, tra sparatorie e inseguimenti a tutta velocità lungo i boulevard, ma anche la vita sentimentale di Reece e della sua fidanzata Caroline (Kasia Smutniak). Ma non è solo per dei trafficanti di droga che Charlie Wax è a Parigi… c’è un attentato terroristico da sventare.

JOHN TRAVOLTA – “Charlie Wax”

Cosa l’ha spinta ad accettare di fare questo film?

Inizialmente, come attore vengo attirato dall’idea di poter fare qualcosa di diverso rispetto a qualsiasi altro attore, nell’interpretazione di un personaggio. Questo era un personaggio oltraggioso che mi offriva l’opportunità di fare qualcosa di differente, di essere qualcun’altro. La seconda ragione è per Luc Besson, che già di per sé rappresentava una forte attrattiva, essendo un eccellente produttore, ed in più ha scritto la sceneggiatura; anche la presenza di Pierre mi interessava, perché ha dimostrato attraverso alcuni dei suoi film di essere molto capace in questo tipo di pellicole. Ecco, questi sono i motivi che mi hanno convinto.

Come descriverebbe Wax?

Un agente della CIA per niente ortodosso. E’ uno di quei tipi che, essendo bravo in quel che fa, può permettersi di lasciare da parte l’etica, visto che è in grado di portare a termine una missione molto meglio rispetto ad un normale agente della CIA.


Si definirebbe un attore non ortodosso?

Credo che dipenda da cosa intende per non ortodosso. In questo caso, personalmente, non farei mai le cose che fa Wax, ma questo non significa che non sia in grado di interpretare qualcuno che si comporta in maniera non ortodossa. L’ho già fatto in Pulp Fiction, in Swordfish e Face / Off e poi in molti altri film, dove interpreto dei personaggi, che in un certo senso, potremmo definire immorali; ma questo è uno dei privilegi che hanno sia gli attori che gli artisti: hanno la possibilità di fare cose diverse.

Come definirebbe il look di Wax?

Credo sia il prodotto della collaborazione tra Pierre Luc e me. Avevo appena finito le riprese di un film diretto da Tony Scott e interpretato da Denzel Washington, dal titolo The Taking of Pelham 123, dove avevo un look da duro, perciò ho pensato, “Beh, lì ha funzionato, ma ora come potrei riuscire ad apparire diverso in questo film?” E così, abbiamo deciso di sbarazzarci del tutto dei capelli, di farmi crescere il pizzetto e di vestirmi in stile ‘soldato di fortuna’. Poi abbiamo dato un’occhiata a delle foto di personaggi con la pistola, la sciarpa, la giacca di pelle e i pantaloni da paracadutista: erano affascinanti ed era così strana quella dicotomia fatta di fascino e pistole.


Le piace il suo nuovo “taglio di capelli”?

Molto. Perché è un look liberatorio. Proprio come in Pulp Fiction, dove questo inusuale taglio alla tedesca conferiva al mio personaggio un tocco euro-trash. Il look è molto importante perché il film è un mezzo visivo, perciò ne devi essere assolutamente convinto, e questo era perfetto per il personaggio.

In qualsiasi posto vada Wax,dall’aeroporto, che è il primo luogo dove lo vediamo, e alle strade, fa un grande effetto: è sfacciato, non ha peli sulla lingua…

Si, alla dogana gli agenti se la vedono davvero brutta con lui, usa un linguaggio osceno, minacce, non ha freni, e se avessi indossato degli abiti più normali e avessi tenuto un atteggiamento più consono la scena non sarebbe risultata così affascinante. Quando sei vestito come lo ero io, tutto risulta più divertente e meno oltraggioso. Se avessi indossato un tre pezzi sarei risultato offensivo perché il pubblico si sarebbe chiesto, “Ma chi è quel tipo che parla così?” Ma coi capelli rasati, il pizzetto e con un atteggiamento così insolente, per qualche ragione il mio personaggio risulta molto meno arrogante. Wax usa un linguaggio volgare per enfatizzare le sue idee. Voglio dire, non è che lo faccia involontariamente, è semplicemente un modo che adotta per comunicare con gli spacciatori di droga, negli ambienti della prostituzione ma anche con gli stessi funzionari statali, perché deve riuscire a ingannarli in qualche modo. Perciò usa questo linguaggio come strumento più che come una cosa che gli viene naturale. Adotta l’atteggiamento della strada per riuscire a sopravviverci. E’ il tipo di persona che verrebbe assoldata, dietro lauto compenso, per affrontare delle situazioni molto pericolose, in zone di guerra o in posti simili, per fare il lavoro di spionaggio, per lavorare sotto copertura, perché è assolutamente capace di portare a termine il suo compito. Non ha paura di niente perché può affrontare chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo; e poi non ha paura della morte. Ha la mentalità tipica della guerra.

Come descriverebbe il rapporto tra Wax e Reese?

Credo che all’inizio Wax cerchi di capire chi sia questo tizio e se rappresenti o meno un ostacolo. Nel fare questo, esprime continuamente dei giudizi su di lui, ma sa che Reese funge da contrappeso rispetto a quello che è il suo ruolo. Le sue armi sono le lingue, l’intelligenza ed è una persona saggia e tutto questo bilancia il mio comportamento rude. Il mio compito è di aiutarlo a diventare più simile a me: devo prendere un tipo che ha del potenziale e devo trasformalo in una persona un po’ più rude. Ho un lavoro da svolgere ma devo anche accertarmi di che pasta sia fatto.

Com’è stato lavorare con Jonathan Rhys Meyers?

Lui è simpaticissimo. E’ un bravissimo attore, è molto simpatico e si può discutere di tutto con lui – di argomenti attinenti al lavoro o al metodo – e poi è molto divertente. Ha un buon senso dell’umorismo ed è molto professionale, uno degli attori più professionali con cui abbia mai lavorato. Conosce le sue battute, ha i tempi giusti, riesce sempre a fare le sue scene al meglio, si può fare affidamento su di lui. E poi è capace di tenerti testa quando decidi di cambiare qualcosa nella scena, perché a sua volta lui cerca di adattarsi ai cambiamenti.

E Pierre Morel, il regista?

Avevo visto Taken, e poi Luc me lo aveva raccomandato. Una volta conosciuto meglio Pierre mi sono reso conto di quanto sia intelligente, ha un buon senso della logica e poi è desideroso di fare un buon film. E’ molto elegante ed è un buon comunicatore. E’ anche una persona molto umile e sa bene cosa vuole; può capitare di girare una scena in cui lui dica cose del tipo, “Puoi provare a farla in questo modo?” e in genere mi ritrovo sempre d’accordo con lui. E’ pieno di buone idee, è facile lavorare assieme a lui e credo che la truppe lo rispetti, perché tutti cercano sempre di dare il meglio di sé. Ha una grandissima passione per il cinema.

In qualche modo la sua formazione da ballerino influenza ancora la sua recitazione?

Non sarei in grado di fare la metà delle scena d’azione che faccio se non fossi capace di ballare. E’ stata la stessa cosa per il film di John Woo. Le acrebazie nei film di John Woo somigliano molto a dei balletti—scene in slow motion e molto movimento—sono bellissimi. Violenti ma bellissimi. Credo che se non avessi questa formazione riuscirei lo stesso a farle, ma non sarebbero altrettanto fluide.

Cosa le piace degli action movie?

Mi piace l’azione, il diverso atteggiamento mentale e l’uso del corpo che è del tutto originale. Non mi interessa recitare in un action movie che non sia ben scritto e ben diretto, insomma non mi interessa questo genere solo per l’elemento dell’azione. In questo film non c’è nulla di gratuito. Ogni sequenza è legata a quella successiva e così via: dobbiamo cercare di arrivare ad una rete di terroristi e tutto alla fine acquisisce un senso logico.

Le è piaciuto lavorare in Francia?

Erano anni che volevo girare un film in Francia. In trent’anni di carriera questa è la mia prima volta e non riesco a credere di non averlo mai fatto prima, ma non è mai troppo tardi e voilà, eccomi qui. Je suis heureux. Adoro l’atmosfera sul set. Sono una persona molto espansiva e mi piace che tutti quanti si abbraccino e si bacino. Ma soprattutto, adoro il fatto che la cosa più importante per tutti quanti sia il lavoro. Apprezzo molto l’etica del lavoro che hanno qui le persone. E’ una cosa che ho apprezzato tantissimo.

Nella sceneggiatura ci sono alcuni cliché sulla Francia: il cibo, il sesso ad esempio… Realtà o mito?

Ogni mito si poggia su una base di realtà. Ad esempio gira voce che gli americani siano maleducati. Alcuni americani sono maleducati? Probabilmente è vero… Ma che lo siano tutti no. Si tratta semplicemente di voci e poi la gente ci crea attorno delle battute, nascono i cliché, e col tempo alcune cose vengono date per vere ma non significa che lo siano.

Qual è stata per lei la scena più difficile?

Non saprei dirlo perché questo film per me è stato fisicamente molto intenso. E’ stato molto impegnativo e mi viene da ridere perché sono vecchio per quello che faccio nel film. Hanno sfruttato la mia abilità con il corpo ma nella realtà mi colpisce anche solo l’idea di essermi permesso di fare la metà delle cose che faccio in questo film. Ogni volta che recito in una scena in cui devo rotolare, saltare su un tavolo o saltare per aria con due pistole in mano, mi viene da sorridere perché, in teoria, la gente alla mia età dovrebbe ammosciarsi, non caricarsi così! Probabilmente questo è il film più denso che abbia mai interpretato, e ho fatto degli action movie che sono dei classici, ma questo è senza dubbio quello più movimentato che abbia mai girato. E’ stato bello.

JONATHAN RHYS MEYERS – “James Reese”

Cosa la attraeva di From Paris With Love?

Ho letto la sceneggiatura e volevo fare questo tipo di film. Volevo lavorare con Pierre Morel perché avevo visto Taken. Volevo lavorare con John, con Luc Besson e Virginie. Interpreto un personaggio che è allo stesso tempo molto responsabile e adulto, ma ha un’idea del lavoro della spia che sembra uscita dai fumetti. In un certo senso questo elemento lo rende molto infantile poi, pian piano, inizia a realizzare che non è tutto come nei film di James Bond: le macchine, i vestiti eleganti e le operazioni segrete. E’ un mondo sporco, cruento, caotico e disgustoso. E’ come se stesse vivendo una sua fantasia e poi la fantasia si trasforma in un incubo davanti ai suoi stessi occhi.


Qual è il suo approccio con un personaggio come quello di Reese?

Ho immaginato la sua storia, le sue origini, mi sono chiesto come sia stato questo ragazzo in passato, come sia cresciuto, quali scuole abbia frequentato – le scuole serali – e così via. Non è il tipo che ha frequentato Harvard. Credo che probabilmente sia andato al college e che abbia imparato il mandarino alla scuola serale per cercare di trovare un lavoro da qualche parte. Si tratta di una persona costretta ad indossare una maschera. Comunque non è un personaggio che porta il fardello di particolari complessità. Reese ha un cuore, è un ragazzo ottimista. Vuole poter pensare solo il meglio delle persone.



Reese è ipnotizzato da Wax. E’ stato lo stesso per lei lavorare assieme a John Travolta?

Non direi ipnotizzato, quanto appassionato. Ci siamo divertiti tantissimo assieme perché è una persona molto generosa e molto calorosa. E’ nel mondo del cinema da tanto tempo, perciò conosce tante storie fantastiche ed ha molta esperienza. Ma è una persona molto genuina, un individuo molto aperto e cordiale, è un’icona dei suoi tempi. Quando Reese vede Wax rimane ipnotizzato perché non è come se lo aspettava. Lui si aspettava qualcuno ordinato, perbene, vestito a modo, e chi gli capita? Un tipo che sembra uscito da un club di motociclisti della Florida. Indossa gioielli cromati, ha una personalità molto forte, molto americana. Quindi Reese rimane scioccato perché si trova di fronte l’esatto contrario di quello che si sarebbe aspettato. Mentre io non avevo in mente nessuna idea preconcetta quando ho incontrato John per la prima volta, ma mi sono divertito moltissimo con lui. Siamo stati avvantaggiati perché non è detto che si inneschi un’alchimia tra due persone, e non si sa mai come andrà finché non ci si incontra. Perciò siamo stati fortunati a piacerci e sembra che abbia funzionato bene.



Si potrebbe dire che tra di loro nasce un rapporto di amicizia?

E’ un rapporto di amicizia molto particolare, si tratta di un rapporto del tipo mentore-studente. Devo affrontare tante stupidaggini, tante questioni etiche e poi Reese è molto più rispettoso delle regole rispetto a Wax. Perciò è sicuramente un film sull’amicizia in cui ci sono persone che hanno ideali diversi, ma che nonostante ciò riescono ad accettarsi perché hanno lo stesso obbiettivo e cercano con tutte le loro forze di raggiungerlo.


Potrebbe dirci qualcosa sulla vostra partner femminile, Kasia Smutniak, che interpreta il ruolo di Caroline?

Kasia è assolutamente fantastica, una ragazza meravigliosa. E’ Polacca, cosa che mi piace perché io sono Irlandese e siamo simili per certi versi. E’ un’attrice eccezionale ed è una cosa rara perché è un’ex modella ed è difficile che un ex-modella sappia anche recitare. Non so come mai, forse perché per anni devono concentrarsi solo sul loro aspetto esteriore, ma lei è veramente brava come attrice ed è stato molto divertente lavorare con lei. Credo che al pubblico piacerà.


Era emozionato al pensiero di fare il suo primo action movie?

Si, ma è stata dura. Quando si gira un action movie la cosa più piacevole è fare le semplici scene di recitazione. E la ragione è che le scene d’azione sono divertenti ma anche molto complicate, sono tecnicamente complicate da girare. Non c’è fluidità, sono tutti pezzetti staccati, delle brevi vignette che poi vengono attaccate assieme. Ma non è divertente girarle, ci vuole parecchio tempo.


Come descriverebbe Pierre Morel?

Adoro Pierre. Credo che sia folle, nel senso buono del termine. E’ un grande tecnico, un grande operatore. E’ una persona tranquilla, lavora molto, molto duramente, ha tanta energia, tantissima energia. Ed è molto intelligente. Mi piace molto. Mi sento molto a mio agio con lui. E’ una persona tranquilla e un grande regista.





Mentre gira controlla spesso la scena al monitor?

Si. Ma guardo il monitor solo per controllare che non stia facendo qualcosa di veramente stupido. Quando ero un attore più giovane, mi capitava spesso di fare delle cose stupide con le mani o di avere dei tic. Mi ricordo una scena in particolare, una bellissima scena dove sedevo ad un tavolo, era ne I Tudors nella stagione numero 3. Ero seduto assieme a Jane Seymour ed era una composizione bellissima se non fosse che eravamo di profilo e io avevo la parte superiore dello stivale rigirata, e questa cosa distruggeva la composizione della scena. Sono cose come questa che controllo quando guardo il monitor.



Com’è stato lavorare in Francia?

I membri della truppe francese sono stati molto gentili sia tra di loro che nei miei confronti, si sostenevano a vicenda e si trovavano veramente bene assieme. C’è stato grande cameratismo.

JOHN TRAVOLTA & JONATHAN RHYS MEYERS


Com’è stato lavorare assieme?

JRM Credo che non puoi mai sapere se andrai d’accordo fino a quando non arrivi sul set e inizi a lavorare. E’ solo allora che si crea l’alchimia. John è una persona incredibilmente cordiale, aperta e generosa, perciò sapevo di avere qualcuno che aveva il potenziale per innescare un’energia positiva, qualcuno con cui mi sarei trovato a mio agio.

JT Jonathan ed io abbiamo un approccio simile nella recitazione, un approccio molto naturale, le nostre energie sono simili: teniamo acceso il fuoco durante tutta la scena, e se non ci riusciamo, cerchiamo comunque di farlo succedere. Perciò il fatto di fidarci l’uno dell’altro e di essere a nostro agio fa sì che la scena prenda vita. Poi non puoi fare altro che aspettare e vedere com’è venuta sullo schermo. Puoi anche esserti divertito un mondo a girare una scena ma poi è solo il pubblico che potrà dire, “C’è una grande alchimia tra di loro!” Dentro di noi potevamo anche sentire tutta l’alchimia del mondo ma poteva non essere vero. Ma dopo aver visto alcune sequenze in cui recitiamo assieme ci siamo detti “Wow, è perfetto.”

Conoscevate già il vostro passato professionale ?

JT Conoscevo piuttosto bene Jonathan, dal punto di vista professionale. Mi trovo nella meravigliosa posizione in cui quando mi chiedono di fare un film, in genere, mi suggeriscono con chi potrei lavorare e Jonathan era una di queste persone, è stata lui la mia prima scelta. Jonathan è un grande attore. Credo che tra tutti i giovani attori sia quello dotato di maggior talento, perché è capace di fare qualsiasi cosa. Tutte le sue performance lo provano chiaramente, sono molto diverse tra di loro e sono comunque credibili, e poi sono dei classici; secondo me ha un futuro fantastico davanti a sé. E non credo proprio di dire qualcosa di nuovo.

JRM Sono tantissimi i film interpretati da John che adoro. Pulp Fiction, ovviamente, era molto a effetto, lo era non solo dal punto di vista di un attore, ma anche perché ha cambiato il modo in cui le persone guardano i film. E’ una pietra miliare del cinema. Da piccolo Grease è stato un film importantissimo per me perché sono cresciuto in un periodo in cui in Irlanda non avevamo i videoregistratori e i DVD, perciò quando alla Tv davano un film del genere, era un evento, in famiglia non vedevamo l’ora e lo guardavamo tutti assieme. Devo ammettere che ero un po’ geloso del fatto che il suo personaggio si mettesse assieme a Sandy.

La Febbre del Sabato Sera è un film straordinario, adoro la musica, i vestiti, il ballo. Mi piace tutto.

Face Off è un film piuttosto bello e credo abbia fatto un gran bel lavoro nei panni di Nic Cage! E’ stato molto bravo in quel film perché è riuscito a interpretare alla perfezione Nic a livello fisico.

JT E’ verissimo. Avevamo due fisici totalmente diversi. Abbiamo usato qualche trucchetto per ingannare la macchina da presa ma siamo stati molto meticolosi. Comunque non credo di aver fatto meglio di quanto abbia fatto Jonathan in Match Point. Quando si osserva la sua performance, ci si rende conto che è assolutamente perfetta. Ne sono rimasto molto colpito, come tante altre persone del resto. Sono molto orgoglioso di Jonathan, e poi anche ne I Todors Jonathan ha lasciato tutti senza fiato.

Potreste descrivere a vicenda il vostro personaggio?

JT Vuoi iniziare prima tu?

JRM Inizio io. Per qualsiasi giovane donna Charlie Wax è il tipo sbagliato di cui innamorarsi perché è un folle. Gli piace sparare per primo, solo dopo fa le domande, all’obitorio. Il numero delle vittime che lascia dietro di sé nel film è sorprendente. Lascia un fiume di sangue e interiora su cui io poi mi ritrovo a scivolare. E’ una specie di affetto paterno quello che Charlie Wax prova nei confronti di Reese, una cosa molto strana, è una sorta di mentore per lui. Certe volte lo shock che Reese prova per il suo comportamento lo diverte. Wax si trova a suo agio solo quando è in una situazione di pericolo, perché è quello il suo ambiente. E’ lì che diventa come una sorta di ballerino sul suo palcoscenico. Se facesse un lavoro in cui fosse obbligato a stare seduto, vestito con giacca e cravatta, diventerebbe pazzo. In situazioni di pericolo si crea una specie di energia di cui lui è dipendente. E’ per questo che viaggia per il mondo, che non ha moglie e figli, e si caccia in conflitti pericolosi, perché è questa l’arena in cui è nato.

JT Molto bravo!

JRM Ti è piaciuta?

JT Fantastica. Io non saprei fare meglio ma ci proverò. Vediamo. Reese è l’opposto di Wax nella maggior parte delle situazioni ma ha il potenziale per diventare come Wax in certi ambiti, e il mio compito è quello di farlo diventare un po’ più simile al mio personaggio, alla fine del film.

JRM Speriamo!

JT Ma il tuo personaggio è molto istruito e educato, ha grande cura di sé, è molto intelligente, è bilingue ed ha tutti i pregi che Wax non possiede. E’ elegante, sofisticato e premuroso, ma la cosa più vulnerabile in lui è il suo cuore. Non ha problemi ad innamorarsi sul serio. E’ così genuino da questo punto di vista che per certi versi questo è anche un suo difetto, soprattutto secondo Wax. E lui deve starci attento. Credo che nel profondo Wax vorrebbe avere più cuore. Reese è il romanticone, è il cuore del film. E deve vedersela con le dicotomie che ha in sé perché c’è anche un killer dentro di lui, io devo solo farlo uscire allo scoperto. Quando un altro uomo gli sfila via l’anello dal dito si capisce che se dovesse combattere per amore sarebbe un killer migliore di Wax. E’ il tipo di persona che ha bisogno di una giusta ragione per fare qualsiasi cosa, per uccidere, per amare, per uccidere per amore. La ragione deve essere ben chiara nella sua mente. Vuole sempre sapere cosa accade in ogni momento, e vuole sapere la ragione per cui deve fare ogni cosa. E’ molto moralista da questo punto di vista, non vuole dover fare delle cose immorali. Il mio personaggio, invece, ha una sua etica del tutto particolare, che Reese disprezza. Eppure, è capace di confrontarsi con il male con cui mi confronto io. E anche se per lui è un po’ più difficile farlo, ci riesce. Però il suo è un risveglio brusco. Fa un’esperienza che gli fa aprire gli occhi: lo porto a fare un viaggio che nessuno gli ha mai fatto fare.

JRM Sei stato piuttosto bravo!

JT Veramente?

JRM Lo avevi provato?

JT No.

JRM Io si! Avevo fatto le prove.

KASIA SMUTNIAK – “Carolina”


Com’è diventata un’attrice?

Fondamentalmente lo sono diventata per caso. Lavoravo come modella quando ho ottenuto il mio primo ruolo cinematografico in Italia. Feci un casting è tutto è iniziato da lì. Mi piace tantissimo. Mi sono divertita molto. E così ho deciso di continuare e ora sono già dieci anni.

Com’è finita in questo film?

La stessa storia. Ho fatto il casting a Parigi. Ero venuta per un casting e poi ho conosciuto Pierre e abbiamo fatto un’audizione molto veloce, non avrei mai creduto che sarei stata scelta per il film. E invece! Qualche settimana dopo mi hanno chiamata e mi hanno detto, “La parte è tua!”

Cosa l’ha attratta della sceneggiatura?

Il mio ruolo è molto interessante. Non è il ruolo della solita terrorista, è un personaggio molto bello perché è molto umano. Credo che lei sia semplicemente intrappolata in questa situazione. Ho cercato di attenuare l’elemento del terrorismo. Ho cercato di dare una maggiore umanità al mio personaggio. Nella prima parte del film volevo che fosse molto dolce e calma, era una cosa necessaria perché in questo modo non si capisce subito chi sia esattamente. Nel film non si sa da dove venga esattamente, o perché stia facendo quello che fa; solo nell’ultima parte viene spiegato come sia finita a fare la terrorista.

Riesce a comprendere il sacrificio che compie il suo personaggio per raggiungere un obbiettivo che reputa giusto?

E’ difficile dirlo perché stiamo parlando di sentimenti molto estremi, e poi io sono cresciuta in Europa, un posto buono del mondo, per così dire, quindi è una cosa difficile da concepire. Ma ho riflettuto su come si possa decidere di morire per qualcosa. Questo sì, riesco a comprenderlo. In un momento in cui non hai nulla da perdere, lo fai e basta. Non sappiamo da dove venga Caroline, quale sia il suo background. L’unica cosa che sappiamo è che probabilmente si è innamorata di un uomo che l’ha introdotta nell’ambiente, e che con l’amore e con i suoi sentimenti stia facendo qualcosa di giusto per la prima volta nella sua vita: lei sceglie di seguire questa strada. Certo, è obbligata a farlo. Deve, per così dire, fingere di essere innamorata di Reese, cosa peraltro vera, perciò è intrappolata tra un uomo e l’altro, e poi di mezzo c’è anche la religione e la fede.

E’ stato emozionante recitare al fianco di John Travolta e Jonathan Rhys Meyers?

Estremamente emozionante, ma è stato anche molto piacevole. Lavorare con persone come John e Jonathan è molto utile e si possono imparare moltissime cose da loro, e poi è stato veramente divertente. Nel film io e John ci incontriamo solo due volte ma abbiamo una scena molto importante assieme: quella durante la festa a casa mia, quando la mia migliore amica viene uccisa da Wax.

Come si è sentita il primo giorno assieme a loro?

Il primo giorno ho iniziato con John e ho anche dovuto girare tutte le scene d’azione. Non c’è stata grande recitazione, ma tante corse e salti dai tetti. Ricordo che quando sono tornata ho detto: “E’ stato così divertente. Sarà fantastico. Lo sapevo.” Perché mi piace molto correre e fare cose del genere. Con Jonathan, la mia parte si basa sulla nostra relazione, perciò era estremamente importante riuscire a renderla il più realistica possibile. Sin dall’inizio abbiamo trovato una grande intesa. E’ una persona con cui è assolutamente facile lavorare.

Cosa pensa della regia di Pierre Morel?

E’ favoloso. Mi ha aiutato molto. E’ d’avvero molto paziente. E’ la persona più paziente che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Ti mette sempre di buon umore e ti fa sentire al sicuro. Lascia sempre molto spazio per l’improvvisazione. Quando il personaggio è ben definito, puoi fare quello che vuoi, perciò, prima delle riprese, abbiamo parlato a lungo del mio personaggio, non volevamo renderlo troppo ovvio, per non dare l’idea che “Quando è una terrorista è cattiva e quando invece è innamorata è buona”. Abbiamo giocato su questo. Spero che funzionerà, lui mi ha aiutato moltissimo.

Qual è stata la scena più difficile da girare?

Sicuramente la scena più difficile è quella in cui indosso la cintura esplosiva per far esplodere tutto in aria. Lo è stato sia dal punto di vista tecnico che da quello della recitazione. L’abbiamo ripetuta molte volte, è certamente quella la scena più complicata, ma anche la più divertente. Perché quando mi trovo ad affrontare qualcosa di complesso è allora che mi viene voglia di dare il meglio di me.

E girare a Parigi?

Questo è stato il mio primo film a Parigi e mi ritengo molto fortunata. Ho capito che devo imparare il francese però. Parigi è bellissima. Parigi è favolosa. From Paris with love!

PIERRE MOREL – Regista


Dopo Taken voleva fare qualcosa di diverso?


Taken era un film basato su un singolo personaggio, un individuo che aveva un unico obiettivo, perciò si trattava di una struttura piuttosto lineare. FROM PARIS WITH LOVE è più complesso, all’inizio appare come un film divertente che parla dell’amicizia tra due uomini, è stato bello far sì che evolvesse, lentamente e inesorabilmente, e che si trasformasse diventando qualcosa di più misterioso. Da una film superdivertente, pian piano si trasforma in una storia dark. Il colpo di scena finale rende il film molto cupo.

E’ stato più difficile gestire due attori?


E’ stata dura, perché in Taken ci concentravamo su un solo personaggio, restavamo con Liam durante tutto il corso della storia. Questo film invece si concentra maggiormente sul rapporto tra i due protagonisti. E’ un film a due, ed è stato divertente farlo. I due protagonisti non lavorano bene assieme ma sono obbligati a farlo, è questo che rende tutto il film divertente: il fatto che parli di questi due personaggi, e di questi due attori, che sono così diversi nei loro comportamenti, nel loro modo di lavorare.


Da dove è venuta l’idea di mettere in coppia John Travolta e Jonathan Rhys Meyers?


John Travolta è stata un’idea di Luc, abbiamo offerto la parte a John perché quando si prendono in considerazione tutti i film che ha fatto nel corso della sua carriera, ci si accorge che ogni personaggio che interpreta è diverso da quello precedente. Gli piace giocare con la sua immagine, gli piace vestirsi e portare i capelli in un modo sempre diverso in ogni film. Cambia ogni volta, gli piace sempre interpretare dei personaggi differenti. Non lo avevamo mai visto in un ruolo come questo, perciò abbiamo pensato che sarebbe stata un’ottima idea e lui è sembrato essere d’accordo. Wax è un tipo ‘esagerato’, assurdo, un agente col grilletto facile e ci siamo divertiti un mondo a creare il suo personaggio. Jonathan è invece un attore molto più classico. Si sente la differenza sul set. John è molto americano, molto Actor’s Studio: gli piace giocare con il personaggio sul set, ma ha bisogno di tempo e di fare molte prove per farlo evolvere. Jonathan, invece, è molto British nel suo approccio. Lavora molto prima delle riprese, impara tutte le sue battute, così quando arriva sul set sa precisamente cosa fare. In effetti, sono molto simili ai loro personaggi. Wax, il personaggio interpretato da John è quello pazzo che improvvisa sempre, mentre Reese, il personaggio interpretato da Jonathan, è il tipo di persona molto meticolosa, che fa tutto secondo le istruzioni del manuale. Quindi i due attori nella loro vita reale sono molto simili ai due personaggi che interpretano nel film.


Com’è stato il loro primo incontro?


La prima volta che si incontrano sullo schermo è stata in effetti la prima volta che si sono incontrati per questo film. Abbiamo deciso che dovesse andare così, affinché la loro prima scena assieme fosse in linea con quello che accade tra i loro due personaggi. Volevo provare a fare questa cosa perché non avevano mai recitato assieme, non sapevano cosa aspettarsi l’uno dall’altro, perciò, quando i loro due personaggi si incontrano per la prima volta nell’ufficio della dogana francese è effettivamente la prima volta che si conoscono come attori, ed è stato molto utile per la scena.

Come ha trovato il giusto compromesso tra azione e commedia?


La sfida era quella di fare un film d’azione rapidissimo, come piace a me, ma con un colpo di scena divertente. Abbiamo dovuto coreografare le scene cosicché non fossero troppo dark come mi è capitato in passato. Dovevano comunque avere lo stesso ritmo, ma con l’aggiunta di un tocco comico. Siccome la maggior parte delle scene d’azione prevedeva la presenza di Wax, il personaggio interpretato da John Travolta, abbiamo pensato che sarebbe stato divertente sfruttare l’abilità di John come ballerino. Quindi abbiamo coreografato tutti i suoi combattimenti e le sue mosse in un modo che ricorda molto un balletto. Si tratta di qualcosa più simile ad danza che a scene di lotta.

Parigi è nuovamente al centro del film, ma si alterna tra la Parigi turistica e la Parigi reale…


Vivo a Parigi e sono di Parigi. In genere si è divisi tra la voglia di farla apparire come la città da cartolina e quella di renderla com’è nella realtà. In Taken, ad esempio, ho presentato Parigi per come è realmente quando ci vivi; quando vivi in una città come questa dopo un po’ smetti di vedere la bellezza delle cose, è una situazione cupa, per niente divertente. In questo film, anche in considerazione del titolo, From Paris with Love, dovevamo darle un’immagine un po’ più da cartolina, comunque questa immagine evolve con l’evolversi della trama. All’inizio, vediamo la Torre Eiffel e i posti più belli di Parigi e poi, lentamente e inesorabilmente, ci muoviamo verso i margini, verso quei posti di Parigi che tendenzialmente le persone sono restie a vedere.

Come ha scelto Kasia Smutniak, la protagonista femminile?


Kasia è una bellissima ragazza! Il suo personaggio, Caroline, vive a Parigi e dovrebbe essere francese. Ci sono molte brave attrici francesi ma difficilmente parlano inglese per poter interpretare una parte, quindi abbiamo iniziato a fare le ricerche al di fuori della Francia. Kasia è polacca, vive e lavora in Italia da anni. Ho visto dei film che aveva fatto e ho pensato “Wow, è veramente brava. Molto attraente ma molto brava.” E’ stata anche capace di fare molte scene d’azione. Inoltre ha saputo conferire leggerezza al suo personaggio; un attimo prima riusciva ad essere divertente e gentile, e un attimo dopo era piena di emozioni e misteriosa. Abbiamo fatto alcune prove con lei ed è stata perfetta da subito.

L’arrivo di John Travolta nel film è un momento grandioso. Come ha sviluppato il suo personaggio?


Quello che volevo, e di cui abbiamo parlato a lungo con John, era che prima recitasse la scena in un modo molto logico e lineare e poi che la rifacesse in modo divertente, quasi esagerato, e poi ancora in un modo più misterioso, così avrei avuto più opzioni per far evolvere il suo personaggio nel corso della scena. E’ stato molto divertente, era capace di fare la scena in ogni modo, prima era super serio e lineare, poi completamente pazzo e poco dopo estremamente misterioso. Prendendo dei pezzetti dalle varie versioni abbiamo potuto costruire il suo personaggio, che è una persona di cui non sai mai cosa pensare: ci si può fidare di lui, oppure no? Non è mai chiaro. Abbiamo evidenziato questo suo aspetto utilizzando le diverse performance e così abbiamo costruito il personaggio. Al contrario, Reese, il personaggio di Jonathan, agisce sempre nello stesso modo: non è così imprevedibile come Wax. Il rapporto tra loro due è diventato molto interessante in fase di montaggio perché in quella fase avevamo l’opportunità di farlo evolvere in una maniera più creativa rispetto a quanto non potessimo fare sul set.

Quel’è stata la scena più difficile da girare?


Le scene complesse sono state molte. Un paio di scene d’azione sono state piuttosto difficili. La corsa finale sull’autostrada è stata problematica perché è sempre abbastanza bizzarro avere qualcuno appeso a una macchina a 100 miglia all’ora, ma fa parte del gioco ed è stato divertente. La fuga dalla fabbrica dove lavorano i cinesi è stata molto complicata. Il tempo a nostra disposizione era limitato e c’erano molti effetti pirotecnici ed esplosioni ovunque.

VIRGINIE BESSON-SILLA – Produttore



Come definirebbe From Paris with Love? E’un film sull’amicizia? Un Action thriller? Una Spy comedy?


From Paris With Love è certamente un film sull’amicizia, l’amicizia tra Wax e Reese con molti dialoghi e situazioni comiche. Li seguiamo in un viaggio attraverso Parigi e in quei tre giorni Reese si rende conto di cosa significhi diventare un vero agente.

Ma è anche un film drammatico perché si tratta anche di una storia che parla di terrorismo, che ovviamente è un argomento tutt’altro che comico. Per questa ragione, Pierre Morel, era il regista perfetto. Pierre possiede la finezza per fare un film che combini la commedia con una storia molto drammatica, e che risulti, allo stesso tempo, totalmente credibile.

Come vi è venuta l’idea di scegliere John Travolta e Jonathan Rhys Meyers?



L’idea è venuta dalla voglia di lavorare con entrambi. Sono due attori fantastici, di generazioni diverse ma pur sempre fantastici. John Travolta era perfetto per il ruolo di Wax, e poi abbiamo cercato degli attori giovani che avessero una certa presenza scenica per recitare accanto a lui. Credo che Jonathan sia uno dei pochi ad averla e assieme sono perfetti. Sono un grande fan di Jonathan e sin dalla prima volta che ho letto la sceneggiatura ero convinto che fosse lui l’attore perfetto per questa parte.

Com’è stato il loro primo incontro?

In realtà, Jonathan e John si sono incontrati sul set, quando abbiamo girato la loro prima scena assieme: quella in cui Reese va a prendere Wax all’aeroporto. Pierre voleva che si incontrassero così per far sì che la scena risultasse più realistica.

Quali difficoltà sorgono quando si gira a Parigi e nei dintorni di Parigi?


La cosa difficile di girare a Parigi è stata che avevano una troupe molto grande a causa delle numerose scene d’azione, del numero delle macchine, dell’ingombrante equipaggiamento e dei camion; poi, la presenza di John Travolta richiedeva da parte nostra una grande organizzazione. Perciò è stato molto difficile a livello logistico. Le riprese non sono state un problema quando eravamo a Poissy, dove abbiamo siamo rimasti per tre giorni. Lì è filato tutto liscio. Abbiamo lavorato con persone del posto ed erano tutti molto felici di averci lì e di avere John Travolta. John è una persona molto aperta e generosa e non aveva problemi a firmare autografi e a fare qualsiasi altra cosa.

E’ difficile fare un film sul terrorismo?


Non voglio dire che sia stato difficile parlare di terrorismo, perché non è l’argomento principale. Alla base della nostra storia c’è sicuramente, ma principalmente, questo film parla del rapporto tra due uomini: uno vuole diventare un agente e uno lo è già. La storia ruota tutta attorno al loro due mentre il terrorismo funge da sfondo.

Com’era l’atmosfera sul set?


Era strepitosa, molto calma e serena. Sia John che Jonathan sono stati delle persone meravigliose con cui lavorare, e hanno messo a proprio agio tutta la truppe; e anche se Pierre probabilmente era un pochino stressato, ha fatto un ottimo lavoro. Credo che la truppe francese e il team di produzione volessero dimostrare ad una grande star statunitense quanto potesse essere divertente e facile lavorare in Francia. Infatti John Travolta è rimasto molto colpito dalla nostra squadra, è qualcosa di cui possiamo essere fieri.

Qual è stata la scena più difficile da girare?


La scena più difficile da girare? Non direi che ce ne sia stata una in particolare. Le scene d’azione sono molte, molti gli inseguimenti in macchina, cose piuttosto difficili da organizzare, ma dopo averle provate tutto è risultato piuttosto semplice. Credo che siamo stati fortunati da questo punto di vista.

Oltre a scrivere la sceneggiatura qual è stato il coinvolgimento di Luc Besson in questo film?


Principalmente Luc si è occupato della sceneggiatura, poi assieme abbiamo confermato Pierre Morel per la regia, e subito dopo abbiamo scelto gli attori. E’ stata questa la sua partecipazione nel progetto e questo è tutto: si fidava del regista e del team di produzione. E’ venuto sul set un paio di volte forse, solo per pranzare con gli attori e con noi. E poi, una volta completato il montaggio, lo abbiamo fatto sedere e gli abbiamo mostrato il film. Si è divertito, ha riso tutto il tempo, noi lo abbiamo preso come un segno che avevamo fatto un buon lavoro.



Per lei, cosa c’è stato di speciale nel film?


La cosa veramente speciale è stata avere due attori fantastici che recitavano assieme, il fatto di provare delle grandi emozioni anche quando nella più semplice delle scene c’erano solo loro due, come in una macchina, ad esempio. Non appena il regista diceva “azione”, il dialogo tra di loro frizzava letteralmente, era semplicemente bellissimo.

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